La Galleria del Museo d’Arte Urbana, via Rocciamelone 7 c , apre la stagione 2018/2019 con la prima mostra a Torino di Rebor alter Mr. PINK, a cura di Edoardo Di Mauro, dal titolo “Rebor alter Mr. Pink : immergersi per emergere e sollevarsi”
Venerdì 21 settembre 2018, dalle 18.30 alle 21.30.
Fino al 15 ottobre, lunedì 17-19 o su appuntamento.
Patrocinio : Città di Torino
Sostenitori istituzionali : Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Circoscrizione 6 Comune di Torino
Direzione Artistica della Galleria del MAU : Daniele D’Antonio e Edoardo Galleria Campidoglio www.galleriacampidoglio.it
Info : 335 6398351 info@museoarteurbana.it www.museoarteurbana.it
“IMMERGERSI PER EMERGERE E SOLLEVARSI”
Lungo tutto il corso del Novecento l’arte abbandona il suo isolamento linguistico, pur non smarrendo le sue norme e la sua eccezionalità d’evento, per contaminarsi, ed essere contaminata, dall’ambiente circostante : il rapporto tra arte “pura” ed arte “applicata”, spesso sbilanciato a favore della seconda, pronta a carpire dalla prima le innovazioni linguistiche per adattarle alla cultura di massa, adesso pare posizionato su un livello di equilibrio, con i due ambiti ad assumere la funzione di vasi comunicanti.
Siamo quindi, al tempo nostro, in presenza di una vocazione ad un’arte “totale”, rinvenibile in forme di grafica che tendono alla creazione di un linguaggio dotato di una grammatica originale, in grado di comunicare con efficacia in un mondo già saturo di segni, in un design ecosostenibile, nella street art ed in particolari forme di artigianato artistico metropolitano.
Marco Abrate Rebor è un giovane studente di Grafica all’Accademia Albertina, che con tenacia e coerenza è riuscito in breve tempo a far conoscere ed apprezzare il suo lavoro.
La ricerca di Rebor, come da me sottolineato per la partecipazione alla rassegna “Nuova Officina Torinese # cinque”, con considerazioni che riprendo in occasione della sua personale presso la Galleria del Museo d’Arte Urbana, si pone al centro della scena urbana, con modalità ampie e non limitate ad una sola dimensione operativa.
L’autore si introduce negli anfratti dello spazio pubblico, va alla ricerca di pareti che presentino scrostature figlie dell’umidità o della semplice incuria, dove si insinua con la delicatezza del suo tratto creando icone filtrate dalla memoria, talvolta destinate a rimanere sulla superficie murale, in altri casi facendo tagliare la stessa da abili artigiani per proporla singolarmente nello spazio espositivo, od ancora amplificandone la diffusione con la tecnica della poster art.
Ma Rebor va anche oltre, proponendo performance neo situazioniste nello spazio metropolitano, adoperando materiali di recupero integrati ad altri già presenti, o creando sculture dove la dimensione del presente si congiunge a quella del mito e del ricordo.
Partito da esperienze di street art e graffitismo, Rebor, pur mantenendo il suo lavoro sempre a contatto con la dimensione di un’estetica allargata, nel solco dell’utopia delle avanguardie novecentesche, da un contributo notevole a supporto delle tesi di chi sostiene che le categorie prima citate siano ormai una griglia troppo angusta per contenere poetiche che vanno sempre più verso la definizione di un linguaggio della contemporaneità in grado di fondere varie esperienze dell’avanguardia : dall’astrazione, all’informale, al concettuale alla ricerca di una relazione armonica tra spazio, ambiente e tecnologia.
Un nuovo sincretismo che invade la scena urbana, ma può agevolmente conformarsi alla dimensione più comune di gallerie e musei.
Lo spunto di Rebor per questa mostra, dal titolo “Rebor alter Mr.Pink : immergersi per emergere e sollevarsi” è inconsueto ed originale.
Trae infatti ispirazione dal pensiero di un intellettuale raffinato ma “marginale” del Novecento, non per l’inadeguatezza, ma per la complessità di un pensiero non conforme.
Si tratta del gesuita, filosofo e paleontologo francese Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), singolare e tormentata personalità, capace di coniugare la fede e la scienza in direzione di una mistica globale, in grado di armonizzare la tradizione cristiana occidentale con quella meditativa ed ascetica dell’Oriente.
Da un citazione del nonno di Rebor, Mario Marchiando Pacchiola, scritta appositamente per questa mostra : “Un mio caro amico ultracentenario, generoso nella carità e profetico nella visione del cammino dell’umanità, mi indicava il clou per un percorso di vita “immergersi per emergere e sollevarsi”. E’ una rilettura del pensiero di Pierre Teilhard de Chardin, scienziato e mistico, che ben s’addice per chi cammina con cuore libero, aperto alla società e nella intimità di se stesso. Bisogna calarsi, immergersi, nella realtà quotidiana e riviverla con speranza. Emergere al di sopra delle fazioni e degli opportunismo imperanti, e sollevarsi dalle miserie egoiste ed ingenerose per vedere la luce della bontà”
La personale di Rebor sarà una narrazione poetica del contemporaneo.
La critica, anche spietata ed irriverente, all’alienazione del quotidiano, ad una comunicazione invasiva e spesso fallace, a messaggi politici infarciti di demagogia ed opportunismo, viene condotta sul filo dell’ironia, con la convinzione che l’arma creativa, per dispiegare la sua forza, non debba ammantarsi di contenuti brutali, ma avvolgere con fare soffice l’obiettivo, per togliergli respiro, con la volontà successiva di rianimarlo .
Ciò è testimoniato dall’ossessione per il rosa che caratterizza Rebor , simboleggiante un livello soffuso ma non innocuo di trasgressione, dove l’arguzia si fonde con lo stile, come il suo elegante ed un po’ glamour alter ego Mr. Pink.
In mostra una sintesi efficace della sua produzione ed, al pari, della frammentazione della società contemporanea. .
Saranno presenti opere basate sulla poetica del “calco di muro”, autentico, rifatto o serializzato, spesso contornate da cornici finto dorate, in grado di premere sul pedale del kitsch con consapevole ironia, dove si sottolineano, con la capacità non comune di parlare della realtà più stringente sublimandola, tematiche centrali alla nostra attualità, come la difficoltà del rapporto tra l’ Europa ed i suoi membri, la non facile dialettica tra dimensione individuale ed aspirazione comunitaria, spesso sfociante in una legittima difesa dei propri interessi, tendente però a radicalizzarsi in un miope egoismo, naturale terreno di conquista per personaggi che incarnano, come il presidente americano Trump, un “sovranismo” impossibilitato a reggere alla lunga alla prova dei fatti, in un mondo i cui confini sono, nel bene e nel male, sempre più labili ed incerti.
Non mancano le ammiccanti citazioni dell’alter ego Mr. Pink, nella forma di un giocoso travestitismo, tendenza che ha rivestito un ruolo importante nell’avanguardia, dal secondo Novecento in poi, e che Rebor riesce a contestualizzare nella dimensione presente, ed anche un irriverente ed emblematico poster, nelle fattezze di un manifesto cinematografico, con un’ immagine ricalcante la maestosa poesia della Pietà di Michelangelo, con protagonisti due icone generazionali, probabilmente temporanee, della musica e del fashion come Fedez e Chiara Ferragni, simboli di una stagione dove la visione del divenire è svanita a vantaggio della liquidità del presente.
La ricerca tridimensionale è esplicata con una scultura di piccole dimensioni, che enfatizza il gesto tipico dell’esecutore di graffiti, la mano che cinge con forza e sicurezza la bomboletta spray, e con una caustica riflessione sulla perduta dimensione del Bello : una scultura classicheggiante, ornamento in disuso di una villa di campagna abbandonata, che si specchia in una superficie di vetro scheggiato.
Nella serata di inaugurazione, il 21 settembre, l’accesso alla Galleria del MAU sarà possibile da una struttura colorata, realizzata con tubi in pvc e lycra rosa, una sorta di ingresso ad un club particolare, quello in cui è possibile ammirare la fertile creatività di Rebor, per un allestimento sicuramente in grado di coinvolgere gli spettatori.
Edoardo Di Mauro, agosto 2018